Soluzioni abitative in tempi di crisi: il “cohousing”. Esempi, sperimentazioni, modelli progettuali.
Abstract
relazionare.
Il presente studio intende colmare questa carenza rivolgendosi al cohousing, inteso come forma di abitare collaborativo, come modello in grado di fornire soluzioni più idonee tanto in rapporto all'organizzazione dello spazio domestico quanto alla formazione di comunità.
Divenuto negli ultimi anni uno strumento strategico di pianificazione edilizia e urbana in paesi come Danimarca, Olanda, Belgio, Regno Unito, si ritiene utile indagare le potenzialità di questa modello abitativo anche nel contesto italiano per risolvere il problema della domanda di alloggi a basso costo, dell'aggiornamento degli standard qualitativi del patrimonio residenziale ai mutamenti sociali in corso, dell' eccessiva dispersione degli insediamenti residenziali nei nostri contesti urbani, cresciuti senza un progetto di chiara convivenza e di relazioni l'uno con l'altro.
ULTERIORE APPROFONDIMENTO (TESTO ESTESO)
Uno dei nodi ancora irrisolti nella ricerca sulla casa, oggi, è la mancanza di una dimensione collettiva e condivisa dell'abitare e di un pensiero progettuale capace di generare luoghi per abitare insieme.
Mancano strategie che sappiano intrecciare il privato e il pubblico, sfumando le soglie sempre più nette tra il proprio spazio di vita e quello altrui, proporre livelli differenziati di privacy, creare funzioni da condividere, luoghi intermedi dove potersi relazionare. In particolare, va sottolineato che nelle realtà urbane occidentali, questo fenomeno è la conseguenza di almeno due fattori. Uno deriva dall'incapacità delle sperimentazioni tipologiche e spaziali messe in campo dai maestri dell'architettura moderna, applicate agli insediamenti residenziali di massa, di vincere stereotipazione e anonimato. L'altro è dovuto alle grandi trasformazioni sociali, economiche e di costume, manifestatesi in questi ultimi anni. Tra queste le profonde modificazioni in atto all'interno dei nuclei familiari e la conseguente moltiplicazione delle forme di convivenza. A ciò va aggiunto il fenomeno dell'immigrazione con la moltiplicazione delle culture e dei modi di vita. L'insieme di questi fenomeni e, di recente, la crisi economica, hanno portato alla diffusione di forme di solidarietà e convivenza alternative, alle quali la cultura architettonica contemporanea non sembra essere ancora riuscita a dare risposte adeguate.
Una linea di ricerca che negli ultimi cinque anni sta prendendo piede in Europa e in altri paesi e che sembra proporre valide soluzioni sia sul piano economico che su quello di una più idonea strutturazione del modello abitativo, è quella del cohousing. Divenuto uno strumento strategico di pianificazione edilizia e urbana in paesi come Danimarca, Olanda, Belgio, Regno Unito, il cohousing indica una forma di abitare collaborativo in cui le persone, pur vivendo in alloggi individuali, cooperano sia nella gestione che nella organizzazione dell'intero sistema.
Nel presente lavoro, a partire dalle esperienze sull'abitare condiviso condotte in altri paesi negli ultimi dieci anni, si ritiene utile indagare le potenzialità di questa modello abitativo anche nel contesto italiano per risolvere il problema della domanda di alloggi a basso costo e dell'aggiornamento degli standard qualitativi del patrimonio residenziale ai mutamenti sociali in corso. Obiettivo del lavoro è studiare le forme e i progetti di cohousing attualmente emergenti in molti contesti europei per individuare le best practice più significative da applicare con i dovuti correttivi nel contesto italiano, con particolare riferimento alla città di Roma.
Questa ricerca, infatti, si pone come approfondimento di uno degli aspetti emersi dalla precedente, dal titolo "Emergenza casa a Roma: flussi migratori e nuove forme di povertà. Esempi, strategie, soluzioni abitative flessibili e sostenibili", finanziata nel 2016. Durante il lavoro effettuato in quella occasione si è giunti a individuare proprio nel cohousing una forma di abitare certamente non nuova, ma con potenzialità da esplorare e aggiornare per rispondere alla carenza di abitazioni a costi contenuti e al contempo far fronte anche ad almeno due delle criticità più diffuse nella città di Roma: la dispersione e la mancanza di un tessuto sociale coeso e inclusivo; l'abbandono e il degrado degli spazi pubblici all'interno dei quartieri residenziali. ll termine cohousing, molto abusato o associato alle esperienze ideologico politiche delle comuni anni Sessanta, è quindi inteso come "una particolare forma di vicinato in cui alloggi privati e servizi in comune vengono combinati in modo da salvaguardare la privacy di ognuno e allo stesso tempo il bisogno di socialità, offrendo una risposta efficiente ad alcune questioni pratiche del vivere in città. Nella condivisione di spazi, servizi, beni e funzioni, attraverso forme di partecipazione e gestione diretta, risiede una delle principali ragioni di interesse per il cohousing in quanto risposta alla ricerca di modalità più sostenibili di convivenza tra le persone. In tempi di crisi economica il cohousing può quindi rappresentare un'opportunità, soprattutto in una città con i problemi di Roma, per venire incontro ad almeno due aspetti:
- la riduzione dei costi di acquisto e di gestione delle abitazioni, ma anche di alcune spese individuali o famigliari relative a beni di consumo o a servizi;
- la riqualificazione del patrimonio di edilizia residenziale esistente sia in rapporto al rinnovamento dell'offerta di alloggi che alla cura degli spazi comuni.
Tutto questo richiede lo studio di nuovi modelli di organizzazione fisica dello spazio dalla scala della singola abitazione al quartiere alla città, con particolare attenzione per gli spazi intermedi e di relazione. Le parole d’ordine di una buona progettazione sono quindi: diversificare, fornire alternative, introdurre criteri di flessibilità e di modificabilità degli spazi e delle funzioni, pensare una gerarchia il più possibile varia dei luoghi, dal pubblico al privato, dall’esterno dell’edificio fin dentro ogni singola stanza. Tutti concetti che ci portano a considerare il modello organizzativo del cohousing come riferimento anche per una più ampia sperimentazione sull’abitazione, oggi alla ricerca di nuove soluzioni in grado di conciliare istanze individuali, sempre più variegate e difficilmente adattabili a tipologie edilizie standardizzate, con una dimensione collettiva che dovrebbe tendere verso sistemi di socialità condivisi e partecipati.
ESITI
Parte degli esiti della ricerca sono confluiti in un data-base (http://www.laboratoriohousing.it/) in continuo aggiornamento, in cui sono raccolti progetti e buone di gestione relative a interventi di cohousing in Europa.
PUBBLICAZIONI
Di Egidio A., ”Cohousing e welfare generativo. Le strategie in Italia e in Europa”, l’industria delle costruzioni n466, 2019
Di Egidio A., -Il cohousing come risposta all’abitare contemporaneo”, l’industria delle costruzioni n463, 2018
Tipo di Ricerca
Ricerca Sapienza
Responsabile
Domizia Mandolesi
Anni
2018 - 2020
Struttura
Componenti del gruppo di Ricerca
STRUTTURATI:
Alessandra De Cesaris
ASSEGNISTI O BORSISTI:
Leila Bochicchio, Alessandro Di Egidio, Saverio Massaro
Settore
Architettura
ERC
SH - SCIENZE SOCIALI E UMANISTICHE
Keywords
edilizia residenziale sociale, pianificazione territoriale, relazioni sociali, sviluppo sostenibile, cohousing
Link di approfondimento
Allegati
”Cohousing e welfare generativo. Le strategie in Italia e in Europa”, l’industria delle costruzioni n466