RIABILITARE SPAZI E PERSONE. LE CARCERI ROMANE.
Abstract
Oggi la situazione di crisi nel sistema carcerario italiano è alta, in termini di sovraffollamento e di fatiscenza delle strutture, con profondi disagi sulla qualità di vita delle persone (detenuti e operatori). In Italia il numero dei detenuti presenti nelle diverse tipologie di istituti penitenziari è di 58.569 per una capienza regolamentare di 50.615 e l'11% di questa si concentra nel Lazio.
Nello scenario brevemente descritto, la presente ricerca individua come campo di analisi il tema della riabilitazione di spazi e persone in un'ottica interdisciplinare (progettazione architettonica, tecnologia dell'architettura, design) e di dialogo con alcune delle principali associazioni che lavorano sul territorio regionale e con 3 carceri romane- l'Istituto penitenziario Regina Coeli; Rebibbia - Casa circondariale 'Raffaele Cinotti'; Istituto penitenziario Rebibbia femminile - con evidenti problemi organizzativi funzionali.
Obiettivo generale della ricerca è la messa a punto di linee guida per la rifunzionalizzazione di alcuni spazi prioritari per la vita dei detenuti attraverso un loro coinvolgimento diretto (processi di co-design) nella convinzione che la non adeguatezza di questi incide sul comportamento e la vita dei diversi utenti coinvolti (detenuti e operatori). Il punto di partenza della presente ricerca è che anche il carcere merita progettazione e che la adeguatezza degli spazi incide sul comportamento e la vita dei diversi utenti, prima tra tutti i detenuti.
ULTERIORE APPROFONDIMENTO (TESTO ESTESO)
La ricerca si è, sin dall’inizio, focalizzata sul tema della riabilitazione di spazi esistenti. Il ruolo e le possibilità che il progetto di architettura hanno nella trasformazione dei luoghi e dei modi della detenzione sono il tema su cui si è lavorato. In particolare il lavoro si è concentrato sugli spazi della reclusione femminile, settore strettamente minoritario. Il caso studio è stato la Casa circondariale Femminile "Germana Stefanini" di Rebibbia, a Roma.
Nello scenario brevemente descritto, la ricerca ha individuato come campo di analisi il tema della riabilitazione di spazi e persone in un'ottica interdisciplinare: progettazione architettonica, tecnologia dell'architettura, design hanno concorso alla messa a punto si progetti specifici.
Il lavoro di ricerca ha avuto due linee di sviluppo. Da una parte uno studio storico-documentale e statistico sulla detenzione femminile in Italia; il confronto con casi stranieri; l’individuazione delle norme che regolano l’uso degli spazi e che ne modificano o ne limitano l’uso.
Dall’altra una ricerca applicata fatta attraverso lo strumento del progetto di architettura. Questo si è a sua volta sviluppato in due modi.
_ Una attività laboratoriale che ha coinvolto docenti (Posocco, Giofrè, Di Lucchio e Gorgo) e laureandi su temi specifici suggeriti dalle parti coinvolte: la Direzione dell’Istituto, l’ufficio tecnico del Ministero di Giustizia, la Polizia Penitenziaria, e le donne detenute. Ognuna delle tematiche emerse è stato indagata dal punto di vista architettonico.
I temi studiati sono stati: la cella, l’arredo delle stesse, lo spazio tra le celle, lo spazio dei reparti a ballatoio, lo speciale reparto per madri e figli, una struttura (ICAM) destinata a madri detenute con figli, gli spazi trattamentali (luoghi di formazione e luoghi di lavoro), lo “spazio-matricola” ovvero il luogo di immatricolazione all’ingresso in carcere, ed infine spazi di ristoro e relax per il corpo di Polizia Penitenziaria.
_ Parallelamente si è avviata una ricerca-azione, che ha visto un coinvolgimento diretto delle detenute in processi di codesign. Questa attività è nata da una richiesta della allora direttrice, Dott.ssa Ida Del Grosso, che aveva l’opportunità ed il denaro per risistemare una sezione detentiva e, compresa la ricerca che stavamo svolgendo, ci ha affidato l’incarico (ovviamente a titolo gratuito, alla maniera della Terza Missione). Avendo fatto tesoro della parte di ricerca storico-documentale sulla detenzione femminile in Italia che avevamo appena concluso, ci siamo confrontate con le detenute attraverso interviste (Giofrè, Fransson, con Posocco) e questionari (Posocco e Gorgo). L’esito è stata la riqualificazione della cosiddetta Sezione Orchidea. Tale spazio è ora molto apprezzato dalle detenute, le quali considerano una sorta di “premio” essere spostale lì.
PUBBLICAZIONI
Giofrè F., Posocco P., Donne in carcere. Ricerche e progetti per Rebibbia, Lettera Ventidue Edizioni, 2020
Posocco P., "Riabilitare spazi per riabilitare persone. Progetti di (micro)riqualificazione per le carceri italiane
Rehabilitating Spaces for Rehabilitating People. Project for the (micro)requalification of Italian
Prisons", in L'industria delle costruzioni n476, 2020
Posocco P., "Finestra. Lo sguardo come evasione" in Il cielo in trentatré stanze. Cronache di architetti #restati a casa, LetteraVentidue, 2020
Fransson E., Giofrè F., "Prison Cell Spaces, Bodies and Touch" in The Prison Cell Embodied and Everyday Spaces of Incarceration, Palgrave Macmillan, 2020
Gorgo L., "Architettura e carcere. Verso una pena riabilitativa", in La domanda di architettura. Le risposte del progetto, Proarch, 2018
Posocco P., "Interazione tra spazio e detenuti. L'architettura insegna a vivere in comunità" in RoomsRome, Orienta Edizioni, 2018
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