Temi della Scuola di architettura di Roma.
Il “nucleo resistente” della disciplina del progetto.
Copertina di «Rassegna di Architettura e Urbanistica», numero monografico: Riti di passaggio dell'architettura italiana contemporanea, n. 133, Edizioni Kappa, Roma 2011.
Abstract
La ricerca riguarda in prima istanza, ma anche in maniera rinnovata, il lascito della Scuola in oggetto, e allo stesso tempo, aspira a identificare temi permanenti del progetto di architettura utili a rendere più chiaro quel positivo processo di permanenza e mutamento che ogni Scuola deve perseguire.
What are the new horizons of disciplinary knowledge and the possibilities for its transmission? Starting from a reflection on the marginality in the national and international debate of the contribution of Roman culture to design research, in the face of significant and relevant positions throughout the twentieth century and beyond, the research project has set itself the objective of structuring a reflection critical-operational on the present condition of research on the architectural project and on the transmissibility of the scientific knowledge that underlies it, in the School of Architecture of Rome.
The research concerns in the first instance, but also in a renewed way, the legacy of the School in question, and at the same time, aspires to identify permanent themes of the architectural project useful to make clearer that positive process of permanence and change that every School must pursue.
ULTERIORE APPROFONDIMENTO (TESTO ESTESO)
Se la rilevanza del tema a scala nazionale è dimostrata dagli eventi, quali mostre e convegni, che vengono organizzati in tutta Italia e con una relativa costanza (si rimanda per l’elencazione al contributo di Dina Nencini, presentato sul n. 133 di Rassegna di architettura e Urbanistica, 2010), a scala internazionale il progetto di ricerca può essere inquadrato attraverso un network di sedi culturali e accademiche che hanno e hanno avuto relazione diretta con la Scuola di Roma e che rappresenta un ambito di grande interesse per la verifica delle specificità che emergeranno nello studio proposto.
Di fatto il problema della ricerca e dell'insegnamento della progettazione architettonica fu alla base del dibattito che ebbe luogo nel 1920 fra i docenti fondatori della Facoltà di Architettura di Roma raccolti attorno a Gustavo Giovannoni, in un momento storico in cui in Italia si andava costruendo la città Capitale e, più in generale, si andavano realizzando, come nel resto d'Europa e del mondo, parti di città moderna. Egli pose, pertanto, il problema di una nuova figura professionale che integrasse i diversi saperi necessari a poterla concepire e realizzare. Dunque il modello didattico elaborato a Roma, fin dalla fondazione, prevedeva la formazione di una figura di progettista multidisciplinare (architetto integrale), l'immissione nella didattica della progettazione di una forte carica di immaginazione storica e del disegno come strumento di analisi strutturale, formale e della gerarchia delle parti. Un diverso problema culturale, invece, si pose per la Scuola di Milano, dal cui dibattito fondativo emerse, invece, il problema del rapporto fra scienza e arte – come ben documenta Lorenzo De Stefani nel suo libro Le scuole di architettura in Italia. Il dibattito dal 1860 al 1933. Le altre facoltà di architettura d'Italia: Torino, Napoli, Venezia, ecc, sostanzialmente, a partire dal modello istituzionale romano, derivarono o furono gemmate, negli anni, dall'ambiente culturale di Roma e di Milano.
L'insegnamento della progettazione, dai tempi di Giovannoni ad oggi, si è affermato secondo alcune modalità che prevedono, in generale, la presenza di giovani tutor progettisti in aula: quella del corso atelier nel quale si impara e si ripropone la formula compositiva del maestro, notoriamente sostenuta fra i fondatori romani, ad esempio, da Luigi Magni; il corso per seminari, ad esempio secondo la formula maieutica quaroniana, già presente in precedenza, in cui gli assistenti erano giudicati perfino più degli studenti; il corso per lezioni frontali e revisioni collettive, ad esempio la formula didattica muratoriana in cui gli assistenti sono flessibilmente coinvolti nella didattica poiché il metodo teorico è prevalentemente trasmesso attraverso le lezioni teoriche del docente.
Questo tipo di metodologie didattiche sono in uso ancora oggi nelle facoltà di architettura d'Italia; in generale, si può affermare che il ogni fase storica la Facoltà di Architettura abbia avuto un metodo di insegnamento della progettazione improntato ad un obiettivo sociale-politico ed economico preciso. Ciò che è cambiato nelle ultime decadi è l'idea di futuro e di modernità e dunque il ruolo dell'architettura nella società. Sono cambiati i funzionamenti dell'economia e le geografie culturali. Molto è cambiato, inoltre, nella didattica, dopo i primi anni 60. Il numero triplo di Rassegna 112-113-114 del 2004 dal titolo La formazione degli architetti romani negli anni Sessanta, documenta attraverso i numerosi contributi l'atmosfera culturale e gli eventi di quegli anni. Ma anche il numero di Rassegna in uscita sui 50 anni della rivista, affronta in una sua sezione il rapporto ingegneri-architetti al momento della fondazione delle Facoltà di Roma e di Milano, riapre la discussione sulla formazione dell'architetto.
Durante gli anni 90 avvengono importanti cambiamenti: il Processo di Bologna e la nuova normativa europea istituiscono i laboratori con i moduli come sede privilegiata della didattica della progettazione architettonica. L'immissione sistematica auspicata e non ancora matura dell'uso dell'informatica (disegno, produzione, divulgazione) nella progettazione e nella concezione del progetto – e dunque nella didattica – e l'attivazione dei programmi Erasmus hanno avuto la capacità di modificare l'orizzonte strumentale e geografico di riferimento dei laureati in architettura?
PUBBLICAZIONI
D. Nencini, 2000-2010. Un decennio di architettura italiana: scritti, mostre, convegni e incontri, in «Rassegna di Architettura e Urbanistica», numero monografico: Riti di passaggio dell'architettura italiana contemporanea, n. 133, Edizioni Kappa, Roma 2011, pp. 108-121. [ISSN 0392-8608]